L’Avvocata Nasrin Sotoudeh e le condizioni disumane della prigione “Inferno”

Non dobbiamo dimenticare la Collega iraniana Nasrin Sotoudeh, avvocata condannata per il proprio attivismo e alla quale il Comitato Pari Opportunità – Ordine Avvocati/e Prato ha dedicato l’evento formativo del 15 Novembre 2019.

Alcuni recenti eventi ci ricordano prepotentemente la sua situazione: il 30 maggio ricorre il compleanno della Collega. Inoltre è stata recentemente tradotta e pubblicata in internet la lettera del 3 maggio 2021 scritta dal marito dell’Avvocata iraniana, la quale è stata trasferita nella prigione “Inferno” di Qarchak. Reza Khandan, anch’egli attivista, riporta che poco dopo l’arrivo nella prigione la Collega avrebbe contratto il Covid-19 , che risulta diffuso nell’istituto detentivo. Inoltre ne denuncia le condizioni disumane che tutte le detenute e i loro figli sono costrette a sopportare, facendo appello alle Nazioni Unite perché sia svolta un’indagine sulle prigioni iraniane.

(per leggere la lettera cliccare qui)

I Comitati pari opportunità degli Ordini forensi italiani hanno quindi deciso unitariamente di diffondere e trasmettere la propria netta presa di posizione in merito al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni italiane alla delicatissima situazione della Collega attivista per i diritti umani.

Ecco il testo cui il Comitato pari opportunità dell’Ordine forense di Prato ha dato la propria adesione.

Ieri, 30 maggio, è stato il compleanno di Nasrin Sotoudeh, l’ennesimo trascorso in stato di detenzione.
I Comitati Pari Opportunità degli Ordini degli Avvocati sottoelencati, ritengono che la collega avvocata dei diritti umani non possa e non debba essere dimenticata.
In carcere dal 2018 per le sue battaglie per i diritti umani e le discriminazioni di genere, nell’ottobre scorso è stata trasferita, dalla prigione di Evin alla prigione di Qarchak (considerata “l’inferno”), le cui condizioni vengono descritte come disumane, dove, poco dopo, ha anche contratto il coronavirus.

Ci sostiene il desiderio di giustizia, al nome della quale Nasrin Sotoudeh si è sempre messa al servizio ed il desiderio di dare voce a lei a cui, in questo momento, è impedito di avere voce.

Reiteriamo, pertanto, la richiesta di una presa di posizione istituzionale in favore del rilascio di Nasrin Sotoudeh, che appare ancora più urgente, considerate le attuali condizioni di detenzione e sosteniamo la richiesta del marito, Reza Khandan, di invocare l’intervento delle Nazioni Unite a condurre un’indagine indipendente su tutte le prigioni iraniane e a chiudere immediatamente il carcere femminile di Qarchak

Il Comunicato sarà quindi inoltrato alle Istituzioni.

Ringraziamo i vari Comitati per il lavoro svolto e la grande sensibilità.

Scaricare il Comunicato qui

 


Autrice: Avv. Irene Cecchi Vice Presidente C.p.o. forense Prato